La crisi energetica nata con la guerra in Ucraina ed esplosa nell’estate del 2022 è stata prontamente tamponata dall’intervento del Governo e di Eni, che sono riusciti a ridurre la dipendenza del Paese dal gas russo grazie alle importazioni dall’Algeria. Lo scenario è più tranquillo, ma c’è ancora tanto che si può fare per configurare un sistema energetico più sicuro e più sostenibile.
Lo ha sottolineato Luca Dal Fabbro durante un’intervista a L’Avvenire: “se pensassimo di aver risolto il problema energetico del nostro Paese, sbaglieremmo”, ha commentato il Presidente Iren ed esperto di ESG. All’orizzonte, ad esempio, resta il problema della siccità, che comporta lo spegnimento di alcune centrali idroelettriche e termoelettriche.
“L’urgenza maggiore resta la diversificazione dell’approvvigionamento di gas naturale”, ha spiegato Luca Dal Fabbro. “Oggi importiamo gas principalmente tramite i gasdotti e in parte minore dai rigassificatori. Noi non siamo certo contro le condotte, ma è chiaro che bisogna aumentare la quota di gas naturale liquefatto”. Servono nuovi impianti di rigassificazione e verso questa strada si sta già muovendo Iren con Sorgenia per sviluppare il più grande rigassificatore del Mediterraneo a Gioia Tauro: avrà una capacità fino a 16 miliardi di metri cubi all’anno. Occorre poi spingere l’acceleratore sulle rinnovabili, tutte, dal solare all’eolico, dal biogas al geotermico.
“L’Italia è una grande potenza agricola, può produrre circa 10 miliardi di metri cubi in più dal biogas ottenuto dagli scarti dell’attività di agricoltori e allevatori, offrendo loro anche una fonte di reddito aggiuntiva”, ha spiegato Luca Dal Fabbro a L’Avvenire, evidenziando come anche l’energia geotermica resti un patrimonio poco sfruttato: “Calcoliamo che potremmo produrre 8 Gigawattora l’anno grazie al calore della terra tra Umbria, Toscana, Lazio e Marche. Il problema è che qui le regole restano troppo complesse”.
Nonostante i passi avanti compiuti negli ultimi anni in materia di procedimenti autorizzativi, c’è ancora tanto da fare per supportare gli investimenti in energia rinnovabile. Questa semplificazione non va vista come un ostacolo, ma come un processo da compiersi con determinazione, ricco di possibilità. “Oggi per lo stesso tipo di investimenti i tempi di realizzazione in Francia, Germania o Spagna sono dimezzati rispetto all’Italia”, commenta Dal Fabbro: si tratta di un impedimento anche per l’effettiva realizzazione del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Io credo che occorra mettere insieme i migliori giuristi ed esperti di diritto amministrativo per elaborare una forte semplificazione dei processi: si potrebbe mantenere lo stesso standard ambientale dimezzando i tempi autorizzativi”.
L’intervista si conclude toccando il tema idrogeno, “una fonte del futuro, non del presente”. Questo non è il momento di sognare, ma di essere pragmatici per comprendere tutto ciò che si può fare in breve tempo per rendere il sistema energetico italiano più sicuro, più indipendente, sostenibile e competitivo.